Con un chip si monitorano ferite e malattie infettive
E’ con un chip come quelli che si vedono nell’antitaccheggio dei negozi per libri o vestiti, che si sperimenta a Roma la “seconda pelle”.
L’idea è nata nel Laboratorio di Elettromagnetismo Pervasivo dell’Università di Tor Vergata che, nel reparto di Infettivologia del Policlinico dello stesso ateneo e al Policlinico Gemelli di Roma, ha fatto partire uno studio che vede i pazienti partecipare a quella che sarà la medicina del futuro. Infatti è con questo chip, sviluppato anche grazie allo spin off di Tor Vergata, Radiosense, che si cercherà di monitorare le ferite chirurgiche con lungodegenza (e che possono restare aperte anche per mesi) e il decorso delle malattie infettive.
“Il chip che abbiamo sperimentato – spiega Cecilia Occhiuzzi, ricercatrice che ha partecipato all’analisi – può consentire al personale medico di avere un monitoraggio continuo. Ad oggi basta andare vicino al paziente con un lettore e scaricare in tempo reale tutta una serie di dati necessari sulla sua salute.
In futuro il progetto si presta anche a un lettore ‘a varco’ per cui basterà che il paziente passi davanti a un punto di passaggio, al bagno o all’uscita della camera, per consentire un controllo diretto. E’ un po’ come lo stesso principio che regola l’antitaccheggio all’uscita dei negozi”. Gli studiosi, coordinati da Gaetano Marrocco, docente di Campi elettromagnetici dell’Università di Tor Vergata, hanno realizzato questo progetto grazie a un finanziamento della Regione Lazio.
Il prossimo 26 marzo, nella stessa facoltà, saranno presentati i primi dati del progetto.