Una risposta efficace alla malattia cronica infiammatoria dell’intestino, nota anche come IBD – Inflammatory Bowel Desease, potrebbe arrivare dalle acque dei nostri oceani, fiumi e laghi. O meglio dalle alghe in essi presenti.
Quasi 7 milioni di persone in tutto il mondo soffrono di IBD e di altre malattie dell’apparato digerente. La prevalenza della malattia infiammatoria dell’intestino è aumentata negli ultimi decenni, specialmente nei Paesi sviluppati e colpisce le fasce di età più giovani.
In assenza di un protocollo terapeutico standardizzato, le opzioni di trattamento sono costose e nelle fasi acute si basano principalmente sui cortisonici che però possono essere assunti solo per brevi periodi.
Per l’industria farmaceutica le alghe sono di notevole interesse grazie al loro contenuto di acidi grassi polinsaturi ad elevato valore fisiologico, come ad esempio l’Epa (acido eicosapentaenoico) e il Dha (acido docosaesaenoico), per i loro potenziali effetti antitumorali e antiinfiammatori. Inoltre la coltivazione di queste piante, già utilizzate per produrre biocarburanti, è estremamente economica, dato che necessitano soltanto di sole e anidride carbonica. Le alghe possono dunque essere l’ingrediente mancante per creare alimenti funzionali, come cereali e frullati, e prodotti farmaceutici ricavati dai composti delle alghe come trattamento della malattia infiammatoria dell’intestino.
A questo scopo l’UE ha stanziato 7,5 mln di euro per il progetto internazionale Horizon 2020 coordinato dall’Istituto MIGAL di Israele, di cui fa parte la ricerca applicata alle alghe Algae4IBD. Tra i 21 partner coinvolti, anche l’italiana Solaris Biotech di Porto Mantovano, leader nella realizzazione di soluzioni biotech per applicazioni cGMP a livello industriale e R&S. L’azienda fornirà il proprio supporto tecnico attraverso la progettazione e la realizzazione dei bioreattori necessari alla sperimentazione sulle alghe.
La dott.ssa Dorit Avni dell’Istituto di ricerca MIGAL in Israele, coordinatrice del progetto avviato a giugno 2021 commenta così l’iniziativa “Questo gruppo multi specialistico e multiculturale apporterà le competenze necessarie per sviluppare prodotti che, si spera, possano prevenire e curare l’IBD. Le persone che soffrono di questa malattia vogliono una soluzione e sono già molto entusiaste della prospettiva che possa derivare dal nostro progetto”.