API primato italiano nella filiera farmaceutica

27 Dicembre 2021
API primato italiano nella filiera farmaceutica

La produzione di materie prime farmaceutiche (API), per cui l’Italia è prima in Europa, svolge un ruolo fondamentale per garantire qualità e disponibilità di medicinali, anche durante la pandemia.

 

Le imprese produttrici di principi attivi farmaceutici (API – Active Pharmaceutical Ingredients) rappresentati in Italia da Aschimfarma, Associazione di settore di Federchimica, hanno un ruolo determinante. “L’Italia – dichiara Paolo Russolo, Presidente Aschimfarma – è da molti anni il primo Paese europeo, seguito da Spagna e Germania, sia per fatturato, sia per numero di imprese (72 Aziende e 109 siti produttivi per 12.000 addetti)”.

 

Nel 2020 il settore ha sfiorato i 4,8 miliardi di fatturato, pari a circa il 10% della produzione mondiale, con una crescita del 14% rispetto al 2018 e una quota export pari all’86%. La crescita del fatturato nel 2020 si spiega anche con l’intensificazione della produzione nella fase acuta della pandemia.

“Le aziende di API operanti in Italia hanno prontamente reagito alla carenza di molti principi attivi che provenivano dai produttori asiatici – prosegue Russolo – È stata così garantita non solo la produzione di farmaci per le terapie contro la pandemia di Covid-19 per uso ospedaliero, ma soprattutto la continuità terapeutica per tutti quei pazienti affetti da malattie croniche (ipertensione, diabete, terapie per il dolore etc.).Negli anni abbiamo dimostrato di aver saputo combattere e resistere alla competizione asiatica, basata esclusivamente sui prezzi, offrendo prodotti sempre di maggior qualità nel rispetto totale di tutte le norme previste e a garanzia della salute del cittadino”.

 

Il settore si distingue per alta capacità e specificità produttiva (oltre l’85% di tutte le molecole presenti sul mercato, tranne i farmaci biologici) e personale altamente specializzato e i consistenti investimenti in Ricerca & Sviluppo (3% fatturato), con continua ricerca di processi produttivi innovativi tecnologici e di sintesi, in grado di ridurre gli impatti ambientali (risparmio di energia, solventi, reagenti, minori emissioni, risparmi energetici) e il costo dei farmaci per renderli sempre più accessibili al cittadino.

 

“Un impegno che le imprese di Aschimfarma confermano, pronte a dare il loro contributo per rendere la filiera del farmaco in Italia e in Europa sempre più robusta, sicura ed efficiente, anzitutto a salvaguardia della salute dei cittadini. Per poter competere a parità di condizione, però, è indispensabile una armonizzazione del sistema qualità e regolatorio sia a livello europeo che a livello extra-EU”.

 

In Europa le direttive vengono recepite e applicate in modo più o meno restrittivo nei differenti Paesi e questo evidenzia una diversa competitività tra i produttori nell’area europea. Nei paesi extra europei le norme sono di diversa natura e sicuramente meno restrittive di quelle europee e italiane, con particolare evidenza per quelle regolatorie, ambientali e di sicurezza, consentendo, in ultima analisi, di poter competere con produzioni a più basso costo. I produttori europei devono invece affrontare procedure di qualità, ambientali e regolatorie molto stringenti e costose, monitorate regolarmente dalle agenzie/organizzazioni europee, sia sanitarie che industriali.

 

“Confidiamo che il positivo trend di mercato di questi ultimi anni potrà confermarsi, anche quando l’emergenza sanitaria sarà finalmente passata – conclude Russolo. Noi continueremo a investire in ricerca e tecnologia per mantenere eccellenza qualitativa e leadership di mercato, potendo contare su una supply chain meno dipendente dalle forniture asiatiche, soprattutto per i prodotti ritenuti essenziali. Le regole del gioco, però, devono valere per tutti, a garanzia non solo della nostra competitività ma soprattutto della qualità del farmaco. La salute è un investimento, non un costo: la priorità deve essere sempre tutelarla, ai massimi livelli.

 

 

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