Aziende del farmaco vincono la crisi, 1 miliardo in ricerca

18 Gennaio 2019
FARMACEUTICA

“I gruppi industriali farmaceutici italiani contribuiscono in modo determinante a rendere il Paese la prima piattaforma produttiva farmaceutica in Europa con un miliardo investito in ricerca e un fatturato complessivo annuo che supera i 31 miliardi”.

Emerge dal Rapporto Nomisma “Industria 2030” sullo stato di salute della farmaceutica made in Italy presentato oggi a Roma dalle tredici aziende italiane del farmaco aderenti a Farmindustria, Abiogen Pharma, Alfasigma, Angelini, Chiesi, Dompé, I.B.N. Savio, Italfarmaco, Kedrion, Mediolanum, Menarini, Molteni, Recordati e Zambon. Tutte aziende che “hanno continuato a investire in ricerca e sviluppo nonostante la crisi, aumentando produzione, fatturato e numero di dipendenti”, si legge nel Rapporto. Le esportazioni del settore hanno toccato i 24,8 miliardi di euro nel 2017, il 5,8% del totale manifatturiero italiano, con una crescita del 106,9% negli ultimi dieci anni. Quella delle aziende farmaceutiche italiane, sottolinea il Rapporto, è una realtà industriale in forte sviluppo, con ricavi aggregati che superano gli 11 miliardi di euro nel 2017 e in crescita del 70,3% rispetto al dato del 2007 (6,1 miliardi di euro). Stando ai dati 2017, le aziende del farmaco occupano 42.000 dipendenti, con un aumento del 57% rispetto ai 26.610 occupati del 2007. Del totale dei dipendenti, 15.390 sono quelli impiegati in Italia, di cui oltre il 46% sono donne, con una quota di laureati e diplomati di oltre l’87%. Quasi la metà (46,8%) è occupata in attività di produzione e di ricerca, con un totale di addetti dedicati all’innovazione superiore al 5% in tutte le imprese. Il Rapporto evidenzia come, nel solo triennio 2015-17, il numero dei dipendenti italiani delle Fab13 sia aumentato di oltre 690 unità (da 14.380 a 15.390 che fa segnare un +4.7%). Le Fab13 – indica Nomisma – sono imprese per lo più familiari, e si distinguono “per dimensioni e propensione all’innovazione rispetto alla media delle altre manifatturiere italiane”. La reazione alla perdita di copertura brevettuale, che ha abbassato i prezzi della quasi totalità dei farmaci, ha portato a maggiori investimenti in innovazione nel campo delle biotecnologie e delle terapie geniche.

 

Fonte: ANSA

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