Bioplastica: nuovi metodi per produrla dagli scarti di frutta e verdura

22 Novembre 2019
Bioplastica

Il futuro va verso la bioplastica. Ogni anno in Europa si producono 25,8 milioni di tonnellate plastica spazzatura. Di questi, solo il 31% finisce nelle discariche, mentre il resto si disperde in natura, con impatti negativi su ambiente ed ecosistema.

Per quanto riguarda gli imballaggi in plastica, il 95% del loro valore viene perso a causa del loro brevissimo ciclo di vita. Insomma, è già tardi per una svolta necessaria nel nostro modo di produrre e consumare.

 

 

L’idea dei ricercatori del’Istituto italiano di tecnologia di Genova

Alla ricerca di alternative ecosostenibili alle plastiche che conosciamo, i ricercatori del team Smart Materials dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova hanno escogitato un modo per convertire gli scarti vegetali di frutta e verdura, in plastica al 100% biodegradabile. Le bucce delle arance, polverizzate e debitamente miscelate con un polimero ad hoc, diventano, così, plastica biologica. Idem per i fondi di caffé, per la pula del riso, per il prezzemolo o il mais.

Ogni biomassa ha le sue caratteristiche che devono essere prese in considerazione al momento della produzione della plastica e dell’uso finale. Se le famiglie possono dare una mano a questa rivoluzione, la vera svolta arriva con l’industria agroalimentare. Basti pensare alle migliaia di tonnellate di bucce e semi di pomodoro che vengono scartati dalle aziende che producono passate e pelati, ai carciofi sott’olio, di cui si salva solo il cuore, alla raffinazione del riso o del caffè.

 

Diversi processi per arrivare alla produzione di bioplastica

I ricercatori hanno sviluppato diversi processi per arrivare alla produzione di bioplastica dagli scarti vegetali, sperimentando, ad esempio, un processo acquoso e la preparazione di composti termoplastici e termo-formabili.

Parliamo di tecnologie che:

  • prevengono lo smaltimento di rifiuti vegetali
  • recuperano la materia prima dal rifiuto organico
  • riducono l’utilizzo di plastica non biodegradabile e da fonti fossili

 

Bicchieri in bioplastica dalla buccia d’arancia

Il rispetto e la tutela ambientale sono sempre più sentiti, tanto che si è alla continua ricerca di imballi alternativi ed innovazioni ecofriendly. Lo studio d’architettura Carlo Ratti Associati, riferimento in tutto il mondo per la capacità di integrare lo spazio fisico e digitale, ha ideato uno spremiagrumi davvero particolare, alto 3.10 metri e sormontato da una cupola in grado di contenere 1500 arance.

Quando si vuol bere del succo d’arancia, basta pigiare un pulsante e la polpa viene spremuta. Ma le bucce confluiscono in un cestello, sul fondo, dove subiscono un processo di essiccazione e di mescolamento all’acido polilattico. A quel punto, il materiale ottenuto viene scaldato, fino ad ottenere un filamento che, grazie ad una stampante 3D integrata, consente, in pochi istanti, di realizzare bicchieri usa e getta in bioplastica.

Fonte: Ambientebio.it

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