I casi salgono a un milione, di cui solo il 20% diagnosticato: servono sistemi di diagnosi efficaci per identificare la malattia nei pazienti camaleonte
Le persone celiache sono in netto aumento in Italia e ad oggi se ne contano circa un milione, il doppio rispetto a vent’anni fa. Un incremento notevole di cui si è discusso lo scorso 27 settembre durante il convegno annuale The Future of Celiac Disease, organizzato dall’Associazione Italiana Celiachia. Gli esperti hanno rilevato un aumento dei casi soprattutto nelle aree urbane e metropolitane, sottolineando come la celiachia oggi interessi quasi il 2% della popolazione.
Le cause potrebbero essere ambientali, anche se gli esperti non sono ancora in grado di individuarle e definirle con chiarezza.
“Fino a poco tempo fa ritenevamo che la prevalenza di celiachia fosse in aumento solo per la nostra migliore capacità diagnostica, ora un nuovo studio mostra un incremento sostanziale dei casi. La rapidità dell’aumento fa pensare che a causarla siano fattori ambientali: sono al vaglio ipotesi come le infezioni virali, non solo intestinali, o l’uso dell’enzima transglutaminasi nei cibi pronti al consumo, oppure ancora l’uso di antibiotici nella prima infanzia, la quantità di glutine nello svezzamento o un microbioma che favorisca la patologia”, ha spiegato Marco Silano, coordinatore board scientifico AIC e Direttore Unità Operativa Alimentazione, Nutrizione e Salute dell’Istituto Superiore Sanità.
Poiché la celiachia è una malattia che, se non curata, può portare a complicazioni gravi e dato che i casi diagnosticati rappresentano solo il 20% delle persone realmente malate, cresce la necessità di sistemi di diagnosi precoce poco invasivi che possano raggiungere i soggetti a rischio. La diagnosi può arrivare anche dopo 6 anni dai primi sintomi di celiachia e questo è dovuto al fatto che i segni della malattia sono spesso insoliti. A preoccupare gli esperti sono soprattutto proprio i cosiddetti pazienti camaleonte, cioè quelle persone in cui la celiachia non si presenta con i comuni sintomi come diarrea e coliche. In molti casi i sintomi sono subdoli e non immediatamente riconducibili al morbo celiaco: la malattia può manifestarsi con segni che non riguardano l’intestino ma che invece includono:
- anemia
- afte
- irregolarità nel ciclo mestruale
- orticaria
Come ha sottolineato Marco Silano: “Stanno cambiando anche le modalità cliniche con cui si presenta: i pazienti con segni classici come la diarrea sono pochi, occorre perciò cambiare approccio e cercare i celiaci in tutte quelle categorie di pazienti che per esempio presentano sintomi di osteoporosi, anemia, turbe della fertilità, colon irritabile”.
Gli esperti propongono test del sangue mirati da effettuare nei reparti ospedalieri e guardano con interesse alla biopsia liquida, tecnica già utilizzata in oncologia e che potrebbe essere utile anche per diagnosticare la celiachia e valutare il danno alla mucosa intestinale.
La speranza è di poter riconoscere la celiachia nei pazienti camaleonte prima che una dieta inadeguata porti a conseguenze gravi per la salute.
Fonte: Greenme.it