La Dr.ssa Emanuela Gionfriddo, Assistant Professor presso l’Università di Toledo in Ohio, Stati Uniti, e il suo team sono tra i gruppi di lavoro attivi nello sviluppare metodi di analisi per i nuovi contaminanti, in particolare PFAS.
Prevedere l’impatto a lungo termine di alcune sostanze sulla salute umana e sull’ambiente è estremamente difficile e, in alcuni casi, ci rendiamo conto degli effetti tossici solo dopo che sono state ampiamente utilizzate. I PFAS sono un esempio di questo tipo di sostanze, tra le più discusse in quest’ultimo periodo.
I PFAS (sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate) si trovano nelle padelle antiaderenti, negli attrezzi sportivi idrorepellenti, nei tappeti antimacchia e in innumerevoli altri prodotti di consumo.
I loro legami chimici sono così forti che nell’ambiente non si degradano affatto, o lo fanno molto lentamente, e rimangono nel flusso sanguigno di una persona per un tempo indefinito.
La scienza si sta occupando di queste sostanze e molti ricercatori stanno lavorando per capire come misurare e filtrare i PFAS in risorse vitali come l’acqua potabile.
La Dr.ssa Emanuela Gionfriddo è tra questi scienziati. “Il nostro lavoro utilizza sonde di microestrazione per campionare molecole organiche (ad esempio, contaminanti ambientali, tossine, metaboliti) in sistemi ambientali e biologici eterogenei”, spiega. “Stiamo anche esplorando l’uso di nuovi materiali per l’estrazione selettiva di sostanze alchiliche perfluorurate. Il mio programma di ricerca è il punto d’incontro tra monitoraggio ambientale, salute pubblica, scienza della separazione, sintesi dei materiali e spettrometria di massa“.
Come professore del dipartimento di chimica e biochimica, Gionfriddo si concentra sullo sviluppo di metodi analitici in grado di rilevare e quantificare sostanze come i PFAS.
“Credo che la diffusione dei contaminanti ambientali sia una delle questioni più preoccupanti al giorno d’oggi ed è un campo di ricerca molto importante che deve essere approfondito per minimizzare l’inquinamento o mitigarne gli effetti”, dice. “Dal punto di vista analitico è fondamentale sviluppare metodi sufficientemente robusti e accurati per rilevare e quantificare i contaminanti emergenti e i loro prodotti di degradazione in una varietà di campioni, dall’acqua al suolo e al biota“.
I contaminanti emergenti sono sostanze chimiche che destano preoccupazione riguardo al loro impatto sulla salute umana o ambientale e per questo negli ultimi anni sono state oggetto di numerose e continue regolamentazioni.
Quando un inquinante o un contaminante inizia ad essere regolamentato, è necessario istituire un sistema standardizzato per monitorare i livelli di quella sostanza chimica in luoghi come ad esempio l’acqua potabile. Il lavoro della Dott.ssa Gionfriddo garantisce l’esistenza di test e sistemi validi che consentono all’agenzia di monitoraggio di attuare tali normative. Analogamente a come testiamo i contaminanti come il piombo nell’acqua, possiamo definire dei metodi per testare anche i PFAS.
“Il mio gruppo di ricerca ha sviluppato vari metodi analitici per l’analisi di contaminanti emergenti, in particolare per la quantificazione di PFAS a livelli di ppt (parti per trilione) attraverso la tecnica SPME (microestrazione in fase solida) accoppiata con la cromatografia liquida a flusso laminare e spettrometria di massa tandem. Abbiamo inoltre sviluppato una metodologia analitica per minimizzare i microambienti transitori per l’analisi dei contaminanti ambientali tramite ionizzazione”.
Questi tipi di analisi richiedono una strumentazione analitica estremamente precisa e Gionfriddo ha trovato in PerkinElmer il partner ideale, utilizzando gli strumenti Qsight® 200 e LC 300 con il software SimplicityChrom™.
“Ho iniziato a lavorare con il team di PerkinElmer durante i miei studi post dottorato all’Università di Waterloo”, dice. “Questa collaborazione si è rafforzata quando, trasferitami all’Università di Toledo, abbiamo acquistato il QSight® 200 che ha incrementato la nostra produttività e ci ha aiutato a raggiungere i nostri obiettivi”.
“Di recente, ho anche equipaggiato il mio laboratorio con il nuovo LC 300. Ho scelto questa strumentazione per l’alto livello di affidabilità, robustezza e prestazioni analitiche”. In futuro, Gionfriddo prevede di estendere la sua ricerca all’analisi dei contaminanti nel biota (cioè flora e fauna) e di esaminare le conseguenze dell’esposizione sulla salute umana a lungo termine.
“Io e il mio gruppo di lavoro abbiamo avuto un’esperienza eccellente con il team di assistenza e vendita di PerkinElmer”, dice. “Prevedo di continuare questa collaborazione, aggiungendo e integrando la strumentazione già disponibile in laboratorio”.