Iniziata anche in Italia la cura con gli anticorpi monoclonali ma con tanti limiti: verrà data a pazienti con fattori di rischio e soltanto dopo il via libera dell’AIfa
Il famoso trattamento con gli anticorpi monoclonali nelle fasi iniziali del Covid è iniziato anche in Italia: da pochi giorni sono stati somministrati a 230 positivi in 15 diverse regioni.
Gruppi di ricerca in tutto il mondo stanno lavorando allo sviluppo di anticorpi monoclonali efficaci contro il Covid-19. Ma al momento solo due, quelli della Regeneron e di Eli Lilly, sono in commercio e approvati dall’Aifa
Sia per i costi che per una disponibilità limitata, chi sarà trattato con gli anticorpi nati in laboratorio dovrà essere scelto con criteri precisi.
Il profilo tipo a cui sono indirizzate le cure con gli anticorpi monoclonali è un paziente che presenta sintomi lievi-moderati, che non necessita di un ricovero in ospedale, ma viene curato a casa. Tuttavia ha caratteristiche cliniche tali per cui il suo rischio di evolvere verso una forma grave di Covid è considerato molto elevato: è il caso, ad esempio, di un paziente immunodepresso, o di un paziente trapiantato.
La terapia a base di anticorpi monoclonali (che vanno somministrati per via endovenosa entro pochi giorni dai sintomi) necessita di un “proponente”, che sarà prevalentemente il medico di base del paziente o un medico dell’Usca, le Unità speciali di continuità assistenziali attive sul territorio. Affinché venga prescritta, è necessario il via libera di un “validatore”, una figura ospedaliera che validi la proposta terapeutica e abbia l’accesso al registro dell’Aifa, al fine di avere la fornitura del farmaco da parte della farmacia ospedaliera, in stretta collaborazione con il livello territoriale.
Infine, occorre definire il luogo, la modalità di infusione e di monitoraggio post infusione (occorre osservare il paziente per l’ora successiva). A questo proposito, ci sono realtà territoriali in cui si sta lavorando per poter somministrare a domicilio i farmaci, mentre la maggior parte si sta organizzando per la somministrazione all’interno di ambulatori ospedalieri.
Quando si somministrano
Al fine di non “rovinare” la cura la tempestività è di estrema importanza: a differenza di tutte le altre, i monoclonali sono utili soltanto se somministrati nelle fasi precoci della malattia, a pochi giorni dal tampone, altrimenti sarà come bere acqua fresca. Infatti, in presenza di polmonite o forte infiammazione che provoca la famosa “tempesta citochinica”, il trattamento sarà inutile. È per questo che, visti i costi e la limitata disponibilità, gli operatori sanitari devono scegliere in modo scrupoloso i pazienti adatti.