Cresce la richiesta di materiali antimicrobici

14 Maggio 2021
materiali

Le indagini di Lifeanalytics a supporto delle aziende italiane nella ricerca e sviluppo di materiali più sicuri da microbi, batteri e funghi

 

Negli ultimi anni è cresciuto notevolmente l’interesse del mercato nei confronti dei materiali con capacità antimicrobiche, sia in ambito domestico sia soprattutto lavorativo. L’attenzione verso questi materiali, in grado di inibire la crescita batterica, è aumentata specialmente nel settore sanitario, a causa del periodo di emergenza causato dalla pandemia da SARS-CoV-2.

 

Non tutti i materiali hanno però la stessa capacità antibatterica. È proprio per questo motivo che gli esperti del Gruppo Lifeanalytics, azienda specializzata da oltre 40 anni nei servizi di analisi chimica, microbiologica e biologica, all’interno dei laboratori 3A Lab di Padova, hanno condotto quasi 350 analisi antibatteriche e 169 antifungine per testare la resistenza dei materiali da batteri, funghi, muffe e lieviti sotto il profilo biocida e del biodeterioramento. Dall’indagine è emerso infatti che non tutti i materiali hanno la stessa capacità di abbattimento della contaminazione causata da virus e batteri. Queste analisi, di tipo qualitativo condotte dagli esperti del gruppo in supporto alle aziende, permettono di supportarle nella costante attività di ricerca e sviluppo di materiali con capacità antibatteriche sempre più elevate. I test sono stati quindi condotti su plastiche e materiali non porosi, ad esempio giocattoli e packaging per alimenti; tessuti come indumenti da lavoro; ma anche cuoio, fibre, vernici e carta.

Esiste una differenza importante tra i materiali antibatterici ed i materiali resistenti all’azione batterica: i primi sono dotati di funzione biocida, ovvero eliminano attivamente i microorganismi; i secondi sono biostatici, quindi non eliminano i batteri ma hanno una proprietà di resistenza all’azione di deterioramento messa in atto dai batteri stessi.

Nei materiali antibatterici si va a valutare se il materiale è in grado non solo di inibire la crescita batterica ma anche di determinare la morte dei batteri con cui è stato contaminato il materiale. Lo studio è abbastanza rapido e il risultato si ha in circa 24 ore – spiega la dottoressa Sandra Salvò, specialista in test su materiali presso i laboratori di Lifeanalytics – Quando invece si parla della capacità batteriostatica quello che si va ad evidenziare è la capacità del materiale non di uccidere la carica batterica, ma di inibirne la crescita. Le analisi in questo caso sono più complesse e richiedono più tempo”.

Questa distinzione diventa fondamentale per la messa in sicurezza degli ambienti di lavoro in ogni settore professionale ma specialmente nelle strutture sanitarie. Gli esperti del Gruppo Lifeanalyitcs, attraverso analisi specializzate hanno quindi verificato la capacità antibatterica dei materiali coinvolti nelle diverse attività lavorative. Sono stati infatti svolti 238 esami per determinare l’attività antibatterica di tutti i prodotti tessili, compresi i non-tessuti; 280 analisi per determinare il deterioramento di materiali plastici con impieghi e tipologie differenti, di cui 169 dovute all’azione di funghi e 111 all’azione di batteri e microorganismi del suolo.

I test condotti dagli specialisti consistono nel sottoporre un campione del materiale a contaminazione in condizioni controllate, verificandone poi l’effetto microbicida, la variazione delle sue proprietà chimiche e fisiche, sia dirette che indirette e la sua capacità di resistenza. L’interferenza con le funzioni metaboliche dei batteri e con la loro proliferazione è ciò che permette di definire se il materiale abbia proprietà antibatterica. Durante i test si verifica quindi la mortalità microbica, contaminando i materiali con ceppi sia Gram positivi che Gram negativi. Grazie a queste prove si può capire inoltre se un antibatterico è efficace ad ampio spettro.

In questo periodo in cui l’attenzione verso la contaminazione da virus e agenti batterici è sicuramente alta, a causa della pandemia, crediamo sia importante poter supportare le aziende sanitarie e le attività produttive a tutelare la salute dei lavoratori – sostiene Giovanni Giusto, CEO di LifeanalyticsLe analisi condotte dai nostri esperti possono rivelarsi non solo uno strumento utile per capire su quali materiali investire, oggi e in futuro, ma anche un ulteriore sistema di prevenzione sanitaria che consenta ai dipendenti di sentirsi più al sicuro e meno esposti al rischio di contaminazione”.

 

 

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