Dalla Russia le prime dosi di vaccino anti-Covid per animali

3 Maggio 2021
animali

La lista degli animali che possono essere infettati dal Sars-CoV-2 è molto varia e passa da cani e gatti a tigri e gorilla, ma anche per loro potrebbe arrivare presto un vaccino.

Il Servizio Federale russo per la Veterinaria e la Sorveglianza Fitosanitaria (Rosselkhoznadzor) ha annunciato di aver prodotto un primo lotto del vaccino contro il Covid-19 per uso veterinario, il Carnivac-Cov.

Lo riferisce l’agenzia Interfax citando la direttrice dell’ente federale, Yulia Melano, secondo cui le 17.000 dosi della partita sono state ordinate e saranno presto fornite a varie regioni russe.

 

Stando a Melano, società di Germania, Grecia, Polonia, Austria, Kazakistan, Tagikistan, Malesia, Thailandia, Corea del Sud, Libano, Iran e Argentina sono interessate al vaccino.

Gli studi preclinici del vaccino sono iniziati lo scorso agosto. I test sono stati condotti su visoni, gatti, cani e furetti, e, secondo le autorità russe, hanno provato l’efficacia e la sicurezza del vaccino. È di qualche giorno fa, invece, la notizia dei risultati positivi del primo vaccino anti Covid in sperimentazione di fase 1 nei gatti, realizzato dall’azienda italiana Evvivax. Sperimentazione condotta negli Stati Uniti in collaborazione con l’azienda americana Applied Dna. Serbatoio naturale di oltre il 70% delle malattie infettive emergenti, gli animali sono stati dei sorvegliati speciali fin dall’inizio della pandemia scatenata dal virus SarsCoV2: l’obiettivo è evitare che diventino dei serbatoi naturali di infezioni.

Sono molti, ha sottolineato un articolo pubblicato di recente da Nature, gli animali in cui è stata dimostrata la presenza del virus, anche se in pochi casi ci sono prove documentate di una trasmissione ‘di ritorno’ poi all’uomo. Oltre a cani e gatti ci sono prove dell’infezione in puma, gorilla, leopardi delle nevi negli zoo, e anche nei visoni. Proprio quest’ultimo animale è stato al centro delle cronache nei mesi scorsi, proprio perchè dopo una serie di focolai nel nord Europa è stato dimostrato che alcuni allevatori erano stati infettati proprio dagli animali.

 

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