Una metodica efficiente e affidabile grazie allo standard interno deuterato consente di determinare i residui di ossido di etilene e del suo metabolita, per identificare le cause della contaminazione negli alimenti
L’ossido di etilene è un gas incolore dall’odore dolciastro che, per le sue proprietà disinfettanti e disinfestanti, viene impiegato in ambienti clinici per la sterilizzazione di presidi medici e chirurgici. Per lungo tempo è stato utilizzato anche in ambito agricolo e alimentare al fine di contrastare l’insorgenza di batteri, muffe e funghi ed allontanare gli insetti. Ne sono esempio i silos utilizzati per lo stoccaggio che venivano decontaminati dai parassiti utilizzando appunto l’ossido di etilene.
Sempre nel comparto alimentare, l’ossido di etilene trova impiego all’interno della filiera come agente sterilizzante, in alternativa alla pastorizzazione, per quei prodotti termolabili, che verrebbero deteriorati dal calore. Le allerte di contaminazione in alimenti da ossido di etilene risalgono già a settembre 2020, ma da giugno 2021 la lista delle tipologie di prodotti contaminati si è ampliata notevolmente: gelati, sorbetti e semifreddi, ma anche salse, condimenti, carni conservate, formaggi, yogurt, prodotti dietetici e bevande. Le cause sono state identificate nella contaminazione di due additivi alimentari addensanti: la farina di semi di carruba (E410) e la gomma di guar (E412).
Il valore limite più basso riportato nel Reg. CE/396/2005 (e modifiche successive) è pari a 0,02 mg/kg espresso come Ethylene Oxide (sum of ethylene oxide and 2-chloro-ethanol expressed as ethylene oxide). In aiuto alle aziende alimentari che si trovano ad affrontare questo problema, ChemService, ha messo a punto una metodica che consente di determinare i residui di ossido di etilene e del suo metabolita, il 2-cloro-etanolo, direttamente come sommatoria mediante la tecnica GC/MS/MS in numerose matrici. L’affidabilità dell’analisi è garantita dall’utilizzo di uno standard interno deuterato, il 2-cloro-etanolo-d4, che viene aggiunto ad ogni campione per verificare l’effettivo recupero.