Chiunque svolga un’attività in un settore industriale, dal farmaceutico al chimico, dal siderurgico al petrolchimico, ha l’esigenza di proteggersi da particelle pericolose che si possono sprigionare, o sono addirittura costantemente presenti, nell’ambiente.
Infatti, se l’aria contiene sostanze contaminanti, queste raggiungono i polmoni attraverso la respirazione e, se sono sufficientemente piccole, passano attraverso gli alveoli nel sangue, dove possono danneggiare l’organismo in molti modi diversi. Anche le particelle più grandi, peraltro, entrano nel corpo attraverso la respirazione, in modo diverso a seconda delle loro dimensioni.
Ma quante e quali sostanze pericolose si possono individuare? E in quale concentrazione? Per rispondere a queste domande occorre innanzitutto partire dall’analisi dell’ambiente nel quale si svolge il lavoro e dalla durata dell’attività. Il metodo più corretto per effettuare questa valutazione consiste nello stilare una lista con quesiti molto dettagliati, relativi sia alla tipologia dell’aria ambiente (contenuto di ossigeno, concentrazione delle sostanze ecc) sia alle condizioni fisiche del posto dove si svolge l‘attività (libertà di accesso al posto di lavoro, ampiezza del campo visivo, opzioni di comunicazione tra lavoratori).
Dräger, la multinazionale tedesca leader nelle soluzioni per la protezione respiratoria, mette a disposizione un vademecum, disponibile collegandosi a questo link, che fa luce sui criteri per selezionare correttamente i dispositivi di protezione individuale.
L’azienda è leader internazionale nei campi delle tecnologie medicali e della sicurezza. Fondata a Lubecca nel 1889, Dräger è cresciuta fino a diventare una Società di livello mondiale, quotata in DAX e giunta oggi alla sua quinta generazione di conduzione familiare. Il nostro successo di lungo termine si basa su una cultura aziendale orientata ai valori e su quattro punti di forza fondamentali: stretta collaborazione con i nostri clienti, competenza dei dipendenti, innovazione costante e qualità straordinaria.
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Fonte: Studio Giorgio Vizioli & Associati