Giornata mondiale dell’Alzheimer 2019: il punto sulla rete di assistenza della Asl

20 Settembre 2019
demenze

In vista della Giornata mondiale dell’Alzheimer (21 settembre), è utile una riflessione sul Piano nazionale demenze e sui percorsi diagnostico terapeutici assistenziali per le demenze

 

La demenza è una patologia cronico-degenerativa del sistema nervoso centrale, la cui principale manifestazione è un deficit delle funzioni cognitive che si aggrava progressivamente con l’avanzare del tempo e l’aumentare dell’età del soggetto che ne soffre. La progressione lenta e ingravescente dei sintomi richiede una gestione a 360° del soggetto, con attività sanitarie mirate alla prevenzione dei disturbi, alla stimolazione delle risorse cognitive, e alla riduzione dei disturbi comportamentali nelle demenze. Per questo motivo, il ministero della Salute, in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità, e le principali Associazioni dei pazienti hanno redatto il “Piano nazionale demenze” (approvato dalla Conferenza Stato-Regioni il 30 Ottobre 2014).

Tale piano include tutte le attività e gli obiettivi di sanità pubblica da mettere in pratica per poter garantire una adeguata e appropriata presa in carico e gestione dei soggetti con deterioramento cognitivo. Tra le azioni elencate dal Piano emerge la necessità di creare una rete dei servizi dedicati ai soggetti con demenza. A tal fine, gli stessi attori, che hanno redatto il Piano nazionale demenze, hanno prodotto nel 2017 il documento riguardante le “Linee di indirizzo nazionali sui percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (Pdta) per le demenze” (approvato dalla Conferenza Stato-Regioni il 05 Luglio 2017). All’interno di tale documento sono elencate, descritte e specificate tutte le azioni e le condizioni per la creazione di un Pdta di qualità.

Purtroppo, attualmente solo 11 Pdta per le demenze sono stati prodotti a livello regionale o di Azienda sanitaria locale (Asl). Delle 21 Regioni e Provincie Autonome, solo 6 (Piemonte, Trento, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Molise) hanno prodotto un loro Pdta; di queste la Regione Piemonte è stata la capostipite, producendo un proprio Pdta nel 2013, prima della pubblicazione delle Linee d’indirizzo nazionali. Inoltre, delle 101 Asl attive sul territorio italiano, solo 5 (Brescia, Milano, Treviso, Umbria 1, Roma 3) hanno prodotto un loro PDTA autonomamente.

Recentemente è stata condotta un’analisi qualitativa di questi Pdta, valutando la concordanza dei contenuti dei suddetti 11 documenti ufficiali con le indicazioni descritte nelle “Linee di indirizzo”. Da un’analisi generale, è stato evidenziato che complessivamente la concordanza di questi Pdta con il documento nazionale si aggiri attorno al 60%, con una estrema variabilità tra i singoli piani, e un livello di concordanza che varia da un minimo del 51% (Regione Marche e Asl di Milano) a un massimo di 79%(Regione Veneto). Non sono state registrate differenze sostanziali tra i Pdta prodotti a livello regionale e i Pdta prodotti a livello di Asl, tranne che per gli aspetti più operativi in cui i Pdta dell’Asl hanno presentato una concordanza leggermente minore (57% contro il 65,5% dei Pdta regionali).

Da questa analisi emerge la necessità di aumentare la produzione dei documenti sui Pdta nelle demenze, attualmente distribuiti in meno del 30% delle Regioni italiane e del 5% delle Asl.

Inoltre, allo scopo di garantire e migliorare la creazione di una rete di servizi appropriata alle richieste dei pazienti, un Pdta deve necessariamente contenere le indicazioni previste nel documento “Linee di indirizzo”, con particolare attenzione a:

  • costruire un tavolo di lavoro in cui sono presenti tutti i professionisti di tutte le professioni che gestiscono i soggetti con demenza, coinvolgendo il Medico di medicina generale e i rappresentanti dei pazienti
  • rafforzare la rete creata con il Pdta, definendo meglio i ruoli di ciascun attore e programmando un percorso di riferimento solido su base scientifica e adattato alle necessità dei pazienti
  • instaurare un sistema di monitoraggio e valutazione di tutto il percorso, per migliorare e correggere eventuali anomalie eventualmente riscontrate durante la sua applicazione.

Sono 46 milioni, nel mondo, le persone affette da Alzheimer. E la malattia, per la quale non esiste ancora una cura, né una terapia risolutiva, è in forte crescita. Stando ai dati del Rapporto Mondiale Alzheimer 2015 redatto da Alzheimer’s Disease International, si certifica un nuovo caso ogni 3 secondi.

Secondo uno studio sull’incidenza totale della patologia nella popolazione, l’insorgenza dell’Alzheimer può essere collegata a determinati stili di vita, in particolare, ad alcune componenti di rischio che, da sole o in azione congiunta, possono aumentarne la probabilità: diabete, ipertensione, obesità, inattività fisica, depressione, fumo e basso livello di istruzione. Questo è certamente un elemento a favore nella cura perché è sempre possibile agire su tali determinanti per migliorarle.

In Italia, il numero totale dei pazienti con demenza è stimato in oltre un milione, di questi circa 600mila sono affetti da Alzheimer e circa tre milioni sono le persone direttamente o indirettamente coinvolte nell’assistenza dei loro cari.

 

Fonte: Epicentro.iss.it

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