L’interferone di tipo III riesce a limitare i processi infiammatori che avvengono a livello dell’intestino
Un recente studio ha dimostrato che gli interferoni di tipo III permettono al nostro sistema immunitario di limitare i processi infiammatori che avvengono a livello dell’intestino e i relativi danni ai tessuti.
La ricerca, che ha scoperto l’utilità di queste sostanze, è stata coordinata da Ivan Zanoni e Francesca Granucci, rispettivamente ricercatore e docente di patologia generale presso il Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con Achille Broggi, ricercatore dell’Harvard Medical School presso il Boston Children’s Hospital, Divisione di Gastroenterologia. I risultati dello studio sono reperibili anche sulla rivista Nature Immunology.
Quando il sistema immunitario si attiva in modo inappropriato contro il microbiota, le malattie infiammatorie dell’intestino possono trovare terreno fertile per attecchire, causando infiammazioni e danno ai tessuti.
Il recente studio ha dimostrato, per la prima volta, che gli interferoni di classe III agiscono modificando direttamente l’attività dei neutrofili, importanti fagociti del sistema immunitario, che svolgono un ruolo fondamentale durante lo sviluppo delle suddette patologie.
La ricerca, condotta su modelli animali e in cellule umane, ha reso ancor più chiaro il ruolo fondamentale degli interferoni di classe III nel combattere la nascita di questo tipo di malattie: è stato osservato l’assenza o il blocco degli interferoni di tipo III comporta un aumento del processo infiammatorio dell’intestino e del danno tissutale, invece la loro presenza riduce la produzione di radicali liberi da parte dei neutrofili stessi, riducendo così i danni tissutali.
«La nostra scoperta apre al possibile utilizzo degli interferoni di tipo III come potenziali agenti terapeutici per curare le malattie infiammatorie dell’intestino – ha spiegato Ivan Zanoni, uno dei principali autori della ricerca e che attualmente svolge parte della sua ricerca presso la Harvard Medical School – Queste malattie sono in continuo aumento e solo in Italia affliggono centinaia di migliaia di persone. In passato si era tentato di utilizzare in clinica gli interferoni di tipo I, ma con scarso successo. Il nostro lavoro ha dimostrato invece che quelli di tipo III agiscono in modo molto piu’ selettivo e vanno a ridurre l’attività infiammatoria di specifiche cellule coinvolte nelle malattie infiammatorie intestinali».
«Il nostro lavoro – ha aggiunto Francesca Granucci – oltre ad un possibile utilizzo terapeutico degli interferoni di tipo III, apre importanti prospettive dal punto di vista della ricerca di base. Abbiamo infatti scoperto un meccanismo unico con cui questa classe di interferoni svolge le proprie funzioni anti-infiammatorie».