“Il controllo dei fattori di rischio ambientale fa parte della prevenzione primaria della salute”, ribadisce il Presidente Orlandi
Continua la protesta di Chimici, Fisici e Biologi che operano all’interno delle Agenzie per l’Ambiente (ARPA) e ai quali non vengono riconosciute le loro competenze e attività professionali dalle stesse. La questione è iniziata a dicembre 2020 con una lettera inoltrata a diversi interlocutori istituzionali quali il Ministero della Salute, ai direttori delle ARPA, ad Assoarpa,etc. e sottoscritta da 710 professionisti chimici, fisici e biologi, seguita poi dalla rivisitazione da parte del Governo dell’emendamento 135.20, in riferimento alla Proposta di legge C.2790-bis, che avrebbe limitato o ridotto le figure dei professionisti sanitari all’interno delle agenzie ambientali.
L’emendamento in questione prevedeva che l’attività svolta dai dirigenti e dagli operatori, con laurea in chimica, fisica e biologia, in servizio presso le ARPA inquadrati in ruoli tecnici non fosse riconducibile nell’ambito delle professioni sanitarie, come previsto dalla Legge N°3 del 2018 anche se iscritti ai rispettivi Ordini professionali. Anche il Ministero della Salute ha espresso il proprio parere negativo al suddetto emendamento sentito il parere dei rispettivi Ordini.
Su questo aspetto si era già espresso in passato lo stesso Ministero della Salute che, con propria nota aveva confermato alla Federazione Nazionale degli Ordini dei Chimici e dei Fisici che “la riforma di cui alla Legge 11 gennaio 2018, n. 3 ed ai decreti attuativi non consente di differenziare la professione regolamentata di Chimico e di Fisico “sanitario” e “non sanitario”, in quanto queste ultime sono da ritenersi in toto professioni sanitarie organizzate in Ordini”. Ad evidenza, dunque, che qualora un professionista svolga, a prescindere dall’inquadramento contrattuale e dall’ambito di lavoro pubblico o privato, attività inerenti le professioni di Chimico o Fisico, lo stesso è tenuto per legge ad essere iscritto all’Albo dei Chimici e dei Fisici ed è sempre professionista sanitario.
Nonostante ciò, ancora oggi molti professionisti chimici, fisici e biologi dipendenti delle ARPA evidenziano i problemi suscitati dall’atteggiamento e dalle iniziative dei Direttori Generali quando affermano, in modo erroneo, che la legge 3 del 2018, Legge Lorenzin che individua le professioni sanitarie tra cui quelle dei chimici e dei fisici, che le ARPA ed il Sistema delle Agenzie, non svolgono attività sanitaria, non essendo Enti appartenenti al SSN anche se finanziate dallo stesso.
«Il controllo dei fattori di rischio ambientale rientra nell’attività di prevenzione primaria della salute – ribadisce la Dott.ssa Chim. Nausicaa Orlandi, Presidente della FNCF – di conseguenza le finalità sanitarie sono scientificamente acclarate, senza la necessità di ulteriori approfondimenti. Trovo inoltre lesivo della dignità degli stessi professionisti chimici e fisici il fatto che non vengano riconosciute le loro attività professionali, nonostante siano iscritti all’Albo professionale dei Chimici e dei Fisici (art. 3 comma 2 del DM 23/03/2018) e che svolgano attività ad alto contenuto specialistico e di qualificazione indipendentemente dalla sottoscrizione dell’atto finale che esce all’Amministrazione».
L’attività professionale dei chimici e dei fisici è perciò attività sanitaria indipendentemente dai ruoli o dalle posizioni rivestite nell’organizzazione aziendale, pubblica o privata, di appartenenza, come in più occasioni e documenti ha precisato il Ministero della Salute, organo competente nella materia, non ultimo con le motivazioni con cui ha espresso parere negativo al noto e discusso emendamento 135.20 alla legge di bilancio 2021. Inoltre, è da ricordare che la stretta ed inscindibile interrelazione tra Ambiente e Salute è stata riconosciuta nel primo decennio di vita delle Agenzie Ambientali e promossa con la realizzazione di convegni, studi e pubblicazioni di alto spessore, con l’apporto anche degli Ordini professionali e dei professionisti liberi o dipendenti. Appare quindi singolare che oggi le stesse Agenzia non riconoscano quanto realizzato da loro stesse in passato.
«In qualità di Presidente della Federazione degli Ordini dei Chimici e dei Fisici, nonché organo sussidiario dello Stato – conclude la Presidente Orlandi – è mio dovere istituzionale tutelare la dignità professionale dei Chimici e dei Fisici, (art. 1 comma 3 lett. c del D.L.vo 233/1946 come modificato dalla L. 3/2018) al fine di garantire la tutela della salute individuale e collettiva. Dignità ad oggi lesa poiché non viene riconosciuta la elevata qualificazione e specificità professionale dei Chimici e dei Fisici, nonché degli altri professionisti che operano nel sistema delle Agenzia ambientali, che ha come ultimo e preminente scopo la tutela della salute individuale e collettiva».