L’iniziativa, promossa dalla società biofarmaceutica, ha individuato due soluzioni in grado di migliorare la qualità della vita per i pazienti affetti dall’infezione e di contribuire all’emersione del sommerso
Si è concluso l’hackaton online di Devs for Health, il primo progetto italiano di Open Innovation dedicato al mondo dell’Hiv, promosso e organizzato da Gilead Sciences con medici e pazienti. A primeggiare sono stati Unlock 4/90 e fHive: due progetti che esprimono il migliore connubio tra innovazione, fattibilità e coerenza con gli obiettivi dell’hackathon, ovvero trovare soluzioni per migliorare la qualità di vita del paziente e contribuire all’emersione del sommerso.
A sceglierle, una Giuria multidisciplinare di esperti: medici, esperti di digital health rappresentanti di associazioni e delle istituzioni.
FHive è una app che mira a sensibilizzare l’utente, a informarlo sui rischi della mancata diagnosi e sui test: una soluzione che aiuterà a far emergere quei circa 18mila casi di infezione che si stima siano ancora non rilevati, per lo più persone giovani che hanno contratto l’Hiv ma ne sono inconsapevoli. Non è raro, infatti, che l’infezione si palesi solo dopo diverso tempo dal contagio e che venga diagnosticata anche a distanza di anni (4,5-5 in media) – un ritardo che può condizionare in negativo il decorso dell’infezione e l’efficacia delle terapie, nonché aumentare le possibilità di trasmettere il virus ad altri.
Unlock 4/90 è un servizio che garantisce il ritiro dei farmaci antiretrovirali in un posto sicuro, comodo e lontano da occhi indiscreti. Un aiuto importante per migliorare la qualità di vita dei circa 120mila sieropositivi che vivono in Italia, persone che quotidianamente devono combattere contro lo stigma e il pregiudizio che l’infezione da Hiv continua a portarsi dietro.
Assegnata inoltre una menzione speciale a un terzo progetto, Pgp Medical Card, il cartoncino che ti salva la vita. Si tratta di una tessera che contiene una sintesi delle informazioni sanitarie relative al suo proprietario, scritte in modo crittografato. Uno strumento utile in situazioni in cui l’utente sia incapace di riferire direttamente le informazioni sul proprio stato di salute (malattie croniche, sindromi, sieropositività, terapie, etc) o la sua privacy non sia tutelata.
Ai membri dei team ideatori dei progetti vincitori sono stati assegnati 3.000 euro in buoni Amazon mentre ai vincitori della menzione speciale buoni per 1.000 euro. Tutti e tre i team avranno l’opportunità di partecipare il prossimo ottobre alla fase successiva di Devs for Health: 5 giornate di bootcamps durante cui, grazie a un supporto tecnico e formativo, potranno trasformare la loro idea in un prodotto digitale “pronto all’uso”. “Come Simit non possiamo che essere soddisfatti delle idee presentate, improntate certamente alla concretezza ma molto ben focalizzate sull’obiettivo della competizione: fare in modo che il digitale possa aiutare chi è colpito dall’Hiv e individuare precocemente i casi di positività, elemento fondamentale per arrestare il diffondersi dell’infezione”, dichiara Massimo Andreoni, direttore scientifico di Simit (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali). “Ora attendiamo che le idee diventino strumenti concreti attraverso la seconda fase dell’iniziativa e che possano avere un’auspicabile diffusione nella pratica clinica, nella quotidianità del paziente e tra chi ha comportamenti a rischio”.
Devs for Health è un progetto ideato e organizzato insieme a pazienti e medici: è dall’ascolto di chi vive ogni giorno la sieropositività che sono emersi i due temi oggetto della competizione. A medici e rappresentanti di associazioni pazienti è stata inoltre affidata la mentorship durante l’hackathon, ovvero la consulenza e il supporto ai partecipanti in tema di HIV in modo che le idee e i prototipi potessero rispondere il più puntualmente possibile ai due temi proposti. Sempre a loro è spettata la scelta dei progetti finalisti, tra i quali la giuria dell’hackathon ha scelto i due vincitori. Il coinvolgimento terminerà con la mentorship dei vincitori nella fase dei bootcamps.
“In Gilead guida l’innovazione: in 30 anni abbiamo messo a disposizione di pazienti e medici farmaci sempre più efficaci, oggi in grado di azzerare la carica virale e rendere l’infezione non trasmissibile. Ma la battaglia è tutt’altro che vinta“, dichiara Cristina Le Grazie, direttore medico Gilead Sciences Italia. “L’innovazione rimane la cifra del nostro impegno anche fuori dai laboratori di ricerca: con Devs for Health abbiamo voluto applicare l’Open Innovation nella lotta all’HIV insieme a medici e pazienti. Insieme a loro abbiamo aperto a nuove competenze e la qualità dei progetti vincitori ci dice che abbiamo preso la strada giusta per proseguire la lotta all’HIV anche al di là dell’ambito terapeutico“.