Il gruppo di lavoro dell’Università di Pisa indagherà i fattori che favoriscono o ostacolano l’accettazione del virtual human twin da parte di medici, pazienti e caregiver.
È ai nastri di partenza il progetto europeo “Vital – Virtual Twins as Tools for Personalised Clinical Care”, che vede tra i suoi partner, come unico ateneo italiano, l’Università di Pisa.
Coordinato dall’Università di Gent, Vital ha come obiettivo quello di realizzare, nei prossimi cinque anni, una piattaforma multi-organo in grado di creare, con l’ausilio dell’Intelligenza Artificiale, un gemello umano virtuale di pazienti affetti da disturbi cardiovascolari multifattoriali con impatto sistemico ad alta comorbidità.
Questo gemello virtuale, grazie a particolari modelli predittivi, consentirà ai medici una maggior personalizzazione delle terapie farmacologiche e interventistiche, così da evitare di sottoporre inutilmente le persone a trattamenti dai quali non trarrebbero benefici. Compito del gruppo di lavoro dell’Ateneo pisano, coordinato dalla professoressa Martina Smorti, è quello di indagare i possibili impatti psicologici, sociali e relazionali legati all’impiego di questo tipo di tecnologie in ambito medico.
“Nonostante l’importante coinvolgimento di competenze di carattere medico, informatico e ingegneristico necessarie per lo sviluppo e l’implementazione del Virtual human twin – spiega la professoressa Martina Smorti, del Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell’Area Critica dell’Università di Pisa – il progetto dedica un’attenzione particolare agli impatti psicologici, sociali e relazionali dell’utilizzo di questo tipo di tecnologia a livello clinico. È questo l’obiettivo specifico del gruppo di lavoro dell’Università di Pisa che, grazie a competenze di ambito psicologico e sociologico, indagherà i fattori che favoriscono o ostacolano l’accettazione del virtual human twin da parte di medici, pazienti e caregiver”.
“Il gruppo pisano – prosegue la professoressa Smorti – sarà impegnato nello studio dei fattori che possono favorire l’accettazione del virtual human twin da parte dei pazienti, come la fiducia nel sistema sanitario, nei medici che curano la patologiae nell’intelligenza artificiale, così come la percezione del supporto dei familiari. Allo stesso tempo, monitorerà lo stress psicologico dei pazienti coinvolti negli studi clinici”.
“Gli studi condotti – conclude Smorti – dimostrano, infatti, che l’utilizzo dell’IA a livello di pratica clinica interviene su tutti gli attori e le istituzioni coinvolte modificando le relazioni in campo e i sistemi di preferenze, percezioni, aspettative. Per questo il gruppo di lavoro dell’Università di Pisa valuterà l’impatto di queste modifiche sulla fiducia interpersonale, in primo luogo il rapporto medico-paziente, e istituzionale”.
Il gruppo di lavoro dell’Università di Pisa, coordinato dalla prof.ssa Martina Smorti, vede la partecipazione anche della prof.ssa Silvia Cervia, sociologa del Dipartimento di Scienze Politiche. Oltre all’Ateneo pisano e all’Università di Gent, il progetto coinvolge altri importanti centri di ricerca internazionali: University of Auckland -NZ, King’s College London, Universiteit Maastricht, Delft University of Technology,Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne, Uniwersytet Jagielloński, University College London, Assistance Publique Hôpitaux de Paris, AIT Austrian Institute of Technology GMBH, Stichting Imec Nederland e Westerhof Cardiovascular Research.