Al Padiglione Italia di Expo 2020 di Dubai le microalghe verranno utilizzate per trasformare in ossigeno l’anidride carbonica prodotta dai visitatori
L’uso delle alghe e dei loro derivati continua a crescere in tutto il mondo. Una recente ricerca di Allied Market Research dimensiona a 2,7 miliardi di dollari il valore del mercato a livello globale, con una crescita prevista media del 4,2% l’anno fino al 2025. Un mercato dominato dai derivati delle alghe brune, sempre più incalzato dalle microalghe, organismi monocellulari che comprendono la spirulina e la clorella, diffuse in molti prodotti anche di largo consumo; segmento che, secondo uno studio di Htf Research, che vale oggi poco più di 600 milioni di dollari, è destinato a toccare il miliardo nel 2025.
Un mercato in grande espansione tra i protagonisti ad AquaFarm e NovelFarm a Pordenone il 19 e il 20 febbraio, dove saranno presentate le ultime novità sulla produzione e sugli utilizzi delle microalghe, dalla cosmetica alla nutraceutica, dagli ingredienti alimentari e per i mangimi alla farmaceutica, dalla chimica a varie applicazioni industriali.
Ne è un esempio il Padiglione Italia di Expo 2020 di Dubai (che si terrà a partire da ottobre 2021), per il quale il gruppo Tolo Green ha sviluppato un’innovativa tecnologia di coltivazione e lavorazione di microalghe che, tra le altre cose, contribuirà a ridurre l’impronta ecologica della struttura.
Verranno installate cinque grandi vasche di coltivazione delle alghe all’interno del Padiglione per il trattamento di parte dell’aria viziata. Dopo il trattamento di purificazione, l’aria verrà naturalmente reimmessa nell’ambiente.
La tecnologia di coltivazione biologica si applicherà a tre microalghe: Spirulina, Dunaliella e Haematococcus.
Gli organismi vegetali fotosintetici si nutriranno di anidride carbonica, trasformandola in ossigeno e riducendo quindi l’impatto ambientale della principale responsabile dell’effetto serra. Lampade fotosintetizzanti, progettate specificamente per la crescita delle microalghe, ne permetteranno la proliferazione anche in un ambiente confinato con scarsità di irraggiamento.
Nel campo della sperimentazione industriale, le alghe sono ormai integrate nei cicli di trattamento delle acque e dei residui di diverse produzioni, da quelle lattiero casearie alle minerarie, spesso in combinazione con il recupero della CO2. In questo ultimo settore, in anteprima per l’Italia, i norvegesi di AlgaePro presenteranno un processo che combina microalghe, residui agricoli, reflui e CO2 prodotta da impianto industriale per la generazione di biomassa da utilizzare per mangime per pesci. In Italia, invece, la biomassa algale cresciuta sui reflui industriali viene utilizzata per produrre la materia prima per biopolimeri. Negli Stati Uniti, dove va di moda la carne a base vegetale, diverse start-up sono riuscite a produrre ingredienti come il beta-carotene e l’eme, in grado di dare ad hamburger veg aspetto e gusto di quello animale, combinando coltivazione di microalghe con processi fermentativi.