PFAS, lo studio dello IARC: “Sono sicuramente cancerogeni”

20 Dicembre 2023
Pfas

Il PFOA, l’acido perfluoroottanoico, è certamente cancerogeno, tanto da essere inserito nel gruppo 1 delle sostanze che possono causare tumori. Lo rivela un recente studio sui PFAS condotto dallo IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro.

Il PFOA, l’acido perfluoroottanoico, è una sostanza cancerogena, da inserire nel gruppo 1 delle sostanze che possono causare tumori. Il PFOS, l’acido perfluoroottansulfonico, è invece “possibilmente” cancerogeno, così da essere inserito nel gruppo 2B.

Lo afferma un gruppo di lavoro, composto da 30 scienziati di 11 Paesi, che ha effettuato una ricerca sui PFAS all’interno dello IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, a Lione, in Francia. I risultati del lavoro saranno pubblicati sulla rivista scientifica britannica “Lancet Oncology”.

 

Il PFOA è stato dichiarato cancerogeno “sulla base di prove sufficienti di cancro negli esperimenti sugli animali – si legge nella sintesi dell’indagine – e di prove meccanicistiche forti nell’uomo esposto”. Per il PFOS, invece, le prove non sono così determinanti da segnalarne la certa cancerogenicità

Nel dettaglio, la ricerca illustra gli utilizzi industriali dei PFAS, oltre ad analizzare le correlazioni tra queste sostanze e alcune tipologie di tumore, in particolare quelli del rene e dei testicoli. Nelle comunità che si trovano vicino ai siti inquinati la popolazione è generalmente esposta soprattutto attraverso l’acqua che beve o utilizza per cucinare. Le quantità di PFOA e PFOS sono presenti nel sangue a livelli di centinaia di volte maggiori rispetto alle popolazioni meno esposte. Sono state trovate tracce di PFAS non solo nel sangue, ma anche nella placenta delle gestanti, negli embrioni e nei tessuti. Le sostanze possono essere trasferite ai bambini anche attraverso il latte. La ricerca conferma infatti la trasmissibilità da mamme a neonati e sottolinea come i PFAS determinino una minore reazione dei vaccini, oltre a una maggiore vulnerabilità alle infezioni.

 

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