Presenza di MOH negli integratori di Omega-3

11 Febbraio 2022
Presenza di MOH negli integratori di Omega-3

I risultati di uno studio sulla presenza di idrocarburi di oli minerali (MOH) negli integratori alimentari di acidi grassi Omega-3, condotto da un team di ricercatori dell’Università di Messina su 17 campioni dalle diverse formulazioni.

 

Gli integratori alimentari di acidi grassi Omega-3 sono diventati sempre più popolari tra i consumatori, grazie ai loro molteplici benefici per la salute. In questo studio è stata verificata la presenza di idrocarburi di olio minerale (MOH) in diciassette campioni commerciali di tali integratori, caratterizzati da diverse formulazioni. 

 

Gli idrocarburi di olio minerale (MOH) sono stati definiti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) come molecole contenenti da 10 a circa 50 atomi di carbonio e sono suddivisi in due classi: oli minerali saturi (MOSH) e idrocarburi aromatici (MOAH). Il bioaccumulo di MOSH con relativa attività infiammatoria e il potenziale cancerogeno di MOAH rappresentano i principali problemi tossicologici associati a MOH. I MOH possono comparire negli alimenti a seguito di vari eventi, come la contaminazione ambientale, l’uso intenzionale durante la produzione alimentare e il trasferimento tramite l’imballaggio alimentare.

Attualmente gli integratori alimentari di omega-3 FA possono contenere olio di pesce (come termine generico), olio di krill, olio di fegato di merluzzo e anche prodotti vegetariani, che contengono olio di alghe. Sebbene i frutti di mare possano contenere vari livelli di metalli pesanti tossici, gli integratori alimentari di acidi grassi Omega-3 non risultano contenere tali contaminanti, mentre la presenza di policlorobifenili (PCB) è risultata essere al di sotto del limite legale, probabilmente perché gli stessi sono stati rimossi tramite passaggi di distillazione/deodorizzazione.

Tuttavia nel 2019 il Dr. Matsuo ha riscontrato che 17 dei 26 prodotti a base di olio di pesce da lui analizzati erano contaminati con PCB, con una concentrazione mediana di 2,2 ppb. Questo ha spinto il team dell’Università degli Studi di Messina – composto da Alessia Arena, Alessandra Trozzi, Peter Q. Tranchida e Luigi Mondello, del Dipartimento di Scienze Chimiche, Biologiche, Farmaceutiche e Ambientali, con Mariosimone Zoccali, del Dipartimento di Scienze Matematiche e Informatiche, Scienze Fisiche e Scienze della Terra – ad indagare la contaminazione da MOH in integratori alimentari di acidi grassi Omega-3.

 

Le analisi sono state eseguite mediante cromatografia liquida-gascromatografia in linea (con rivelazione a ionizzazione di fiamma), considerata il metodo più efficiente per la determinazione dei MOH negli alimenti. Il trasferimento dell’analita è stato eseguito utilizzando la tecnica del gap di ritenzione, con evaporazione del solvente parzialmente simultanea. 

Sono stati riscontrati vari gradi di contaminazione da idrocarburi saturi di olio minerale (da 2,4 ppm a 375,7 ppm), con un valore medio di 49,9 ppm. Sono state determinate diverse contaminazioni dell’intervallo di numeri C, con il >C25 –≤C 35 range sempre trovato con un valore medio di 26,9 ppm. Tutti i campioni sono risultati privi di idrocarburi aromatici di olio minerale, ad eccezione di due campioni in cui è stata riscontrata una contaminazione rispettivamente a livelli di 9,9 e 6,6 ppm.

 

In relazione ai risultati ottenuti in questo studio, sarebbe opportuno che le industrie farmaceutiche prestino maggiore attenzione alla possibile presenza di questi contaminanti, oltre alla determinazione di altri xenobiotici e prodotti correlati all’ossidazione (compresi i valori di metalli pesanti, perossido e anisidina) nelle materie prime. Inoltre, l’attenzione dovrebbe essere focalizzata sulle tecniche di estrazione e sulla possibile migrazione dalle capsule in gel e dalla confezione. Per quanto riguarda quest’ultima eventualità, uno studio futuro sarà focalizzato sui diversi materiali impiegati per le formulazioni.

 

 

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