Il progetto che indaga le basi genetiche della vulvodinia promosso da un team dell’Università di Torino ha raccolto via crowdfunding 10 mila euro per finanziare nuovi studi sulla patologia che colpisce una donna su sette.
DoppiaVproject, il progetto di ricerca che si occupa di studiare le basi genetiche della vulvodinia, ha raccolto oltre 10.000 euro sulla piattaforma di crowdfunding ideaginger.it. In meno di un mese dal suo lancio, oltre 200 sostenitori hanno contribuito alla raccolta fondi che mira a raggiungere i 20.000 euro entro il 9 gennaio 2023.
L’iniziativa è stata lanciata dal Doppiavproject team – composto da Valentina Proserpio, biologa molecolare, ricercatrice del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi UniTo, Antonella Managò, biologa molecolare, Emilia Fusi, designer di gioielli e Silvia Fiamberti, graphic designer – e sostenuta dall’attivista e influencer Giorgia Soleri.
Lo scopo di DoppiaVproject è comprendere le cause e approfondire gli aspetti molecolari della vulvodinia, utilizzando la biologia molecolare per analizzare le pazienti con le tecniche più avanzate disponibili nei laboratori dell’Università di Torino. In particolare, i fondi raccolti verranno utilizzati per leggere con tecniche di genomica avanzata (NGS) il materiale genetico delle cellule delle pazienti, per spiegare gli aspetti molecolari di questa patologia e scoprirne i marcatori diagnostici.
L’obiettivo è arrivare a realizzare un test per la vulvodinia molto simile a quello oggi in uso per il covid. Avere una diagnosi veloce consentirebbe non solo di limitare il peggioramento dei sintomi dovuto al ritardo diagnostico, ma anche di ridurre notevolmente i costi che le pazienti affrontano quotidianamente. Inoltre, aiuterebbe il processo di riconoscimento della malattia da parte del Sistema Sanitario Nazionale.
Il progetto mira a sensibilizzare e far conoscere la vulvodinia. Sebbene sia ancora sconosciuta ai più, questa patologia colpisce 1 donna su 7. Si presenta come un dolore vulvare senza un’origine identificabile, che compromette la vita sessuale delle donne e può influenzare le normali azioni quotidiane, come urinare, sedersi, indossare collant, fare sport o camminare. Per questa malattia, ad oggi, mancano i marcatori molecolari per la diagnosi, dunque la possibilità di essere identificata velocemente.
“Sostengo questa importante raccolta fondi perché ad oggi lo Stato non finanzia alcuna ricerca sulla vulvodinia, rendendo complessa la diagnosi e la conseguente terapia. È invece fondamentale saperne di più per poter curare in modo sempre più efficace chi ne soffre”, ha dichiarato Giorgia Soleri per promuovere l’iniziativa.