Uno studio di fattibilità sulla combinazione della spettroscopia del vicino infrarosso e della spettroscopia Raman per differenziare l’origine geografica dell’olio extra vergine di oliva.
Il nostro Paese è tra i principali produttori mondiali di olio di oliva, dopo la Spagna e prima della Grecia, ma presenta il più elevato numero di DOP e IG, in particolare per quanto riguarda l’olio extra vergine.
L’analisi comparativa di oli di differente origine geografica e/o derivanti da diverse cultivar attraverso nuovi metodi di analisi può aiutare in modo sostanziale a garantire la tracciabilità e una più idonea regolamentazione di un prodotto oggi tra i più contraffatti.
Un team di lavoro dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha lavorato sulla possibilità di ottenere una migliore distinzione dell’identificazione geografica dell’olio extra vergine di oliva italiano, rispetto alle tecniche di laboratorio basate su estrazione e separazione. In questo studio di fattibilità è stato valutato, in particolare, il potenziale della combinazione della spettroscopia del vicino infrarosso (NIR) e della spettroscopia Raman per differenziare l’olio extra vergine di oliva (EVOO) italiano e greco per origine geografica.
Le impronte della spettroscopia del vicino infrarosso e Raman di entrambi i gruppi di studio (olio extra vergine di oliva dei due Paesi) sono state pre-elaborate, combinando strategie di fusione dei dati di basso e medio livello e sottoposte ad analisi dei minimi quadrati parziali. I modelli di classificazione sono stati convalidati in modo incrociato. Dopo la fusione dei dati di basso livello, l’analisi dei minimi quadrati parziali ha predetto correttamente le origini geografiche degli oli extra vergini di oliva nella convalida incrociata con un’accuratezza del 93,9%, mentre la sensibilità e la specificità erano rispettivamente del 77,8% e del 100%. Dopo la fusione dei dati di medio livello, l’analisi discriminante dei minimi quadrati parziali ha predetto correttamente le origini geografiche degli oli extra vergini di oliva nella convalida incrociata con un’accuratezza del 97,0%, mentre la sensibilità e la specificità erano rispettivamente dell’88,9% e del 100%.
Questo studio pilota, recentemente pubblicato sul ‘Journal of Near Infrared Spectroscopy’, mostra risultati incoraggianti, che potrebbero aprire una nuova strada per l’autenticazione dell’olio extra vergine di oliva italiano.