Al via un progetto-pilota dell’Università Campus Bio-medico di Roma e dell’Istituto Auxologico di Milano per sperimentare l’elettroceutica a domicilio come metodo per rallentare la progressione della Sclerosi laterale amiotrofica
Rallentare la progressione della Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) con l’elettroceutica, una tecnica di stimolazione magnetica cerebrale non invasiva, fatta direttamente a casa anziché in ospedale. E’ il progetto pilota sviluppato dall’Università Campus Bio-Medico di Roma e l’Istituto Auxologico Italiano IRCCS di Milano, grazie al sostegno della “Fondazione ‘Nicola Irti’ per le opere di carità e di cultura”, presentato oggi a Roma.
La Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) è una patologia neurodegenerativa a progressione rapida e una prognosi infausta che coinvolge il primo e il secondo neurone di moto. Attualmente non esistono terapie in grado di modificare in modo significativo il decorso di malattia, ma a partire dal 2004, una serie di studi preliminari condotti da Vincenzo Di Lazzaro, direttore dell’unità operativa complessa di Neurologia del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, suggerisce che è possibile rallentare significativamente la progressione della Sla utilizzando tecniche di stimolazione magnetica cerebrale non invasiva.
La sperimentazione è innovativa anche perché l’applicazione della stimolazione elettroceutica non viene fatta in ospedale ma al domicilio del paziente, per valutare l’efficacia di una stimolazione ripetuta e protratta. “Oggi – spiega Vincenzo Di Lazzaro – abbiamo finalmente a disposizione una metodica di stimolazione che i pazienti possono utilizzare facilmente a casa loro tutti i giorni. La nostra speranza è che una stimolazione cerebrale transcranica prolungata possa avere una maggiore efficacia nel ridurre la progressione della Sla. Infatti, da molti anni abbiamo dimostrato che la stimolazione magnetica effettuata per brevi cicli sembra determinare una lieve riduzione della velocità di progressione della malattia. Con questa nuova sperimentazione faremo per la prima volta il salto da una forma di stimolazione episodica in ospedale ad una stimolazione protratta e prolungata che i pazienti potranno gestire autonomamente venendo in ospedale solo per i periodici controlli”, conclude Di Lazzaro.
Per lo studio pilota saranno reclutati 40 pazienti affetti da Sla, di età compresa tra i 18 e i 75 anni, con un esordio di malattia da meno di 24 mesi e un’evidenza clinica di progressione rapida ma con una preservata funzione respiratoria. Poi saranno divisi in due gruppi, da 20 persone ciascuno: il primo verrà trattato con la stimolazione magnetica statica reale, il secondo con una stimolazione placebo. La sperimentazione durerà sei mesi e avverrà presso il domicilio del paziente.
Negli ultimi anni la conoscenza delle basi patogenetiche della malattia si è incredibilmente arricchito con le nuove scoperte genetiche (oltre 30 geni causali), la definizione di nuovi meccanismi della malattia, l’apprestamento di topi transgenici per testare nuovi farmaci, la scoperta dei primi biomarcatori di malattia ed, infine, l’utilizzo di cellule staminali ottenute dalla cute o dal sangue dello stesso paziente per studiare molecole di impiego clinico. “A completare il quadro – aggiunge Vincenzo Silani, ordinario di Neurologia all’Università degli Studi di Milano e direttore dell’unità operativa di Neurologia e del Laboratorio di ricerche di Neuroscienze dell’Istituto Auxologico Italiano – le prime terapie personalizzate per la correzione di difetti genetici sono in corso: sia per il gene SOD1 che per il C9orf72. È prevedibile una ‘primavera terapeutica’ per una malattia fino ad ora drammaticamente incurabile che può rappresentare, però, il riferimento per tutta la patologia neurodegenerativa”.
Fonte: La Repubblica