Trovati gli interruttori della buonanotte

29 Aprile 2019
MELATONINA

La loro mappa 3D apre a future cure contro i disturbi del sonno

 

Gli interruttori della “buonanotte”, che assicurano un buon sonno, sono stati per la prima volta trovati e mappati in 3D: si tratta di due recettori della melatonina, la cui struttura non era mai stata osservata prima, e che ora potranno aprire la strada a nuove terapie e a farmaci più efficaci e sicuri per i disturbi del sonno e non solo. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature, è frutto di una collaborazione internazionale guidata dall’Università della California Meridionale (Usc) e getta finalmente luce sui meccanismi che regolano l’orologio biologico.

“Lo studio è un lavoro di grande importanza”, commenta all’ANSA Tullio Pozzan, direttore del dipartimento di Scienze Biomediche del Cnr. “In pratica – aggiunge – i ricercatori sono riusciti a isolare e purificare queste proteine estremamente complesse, MT1 e MT2, e questo permetterà di realizzare farmaci migliori, molto più specifici e selettivi e quindi con meno effetti collaterali”. La melatonina, l’ormone che regola i ritmi di sonno e veglia, è prodotta da una struttura collocata al centro del cervello, la ghiandola pineale o epifisi, ritenuta dal filosofo Cartesio addirittura la sede dell’anima.

L’orologio biologico, però, non è sempre perfettamente sincronizzato: viaggiare attraverso diversi fusi orari, lavorare di notte o passare molto tempo davanti allo schermo del computer possono far andare l’orologio “fuori tempo”, portando a diversi disturbi psichiatrici e metabolici e anche a tumori. “Questo studio sarà sicuramente utile per nuove cure legate ai disturbi del sonno – prosegue Pozzan – mentre per altre malattie come tumori e diabete di tipo 2 gli effetti sono ancora molto discussi, la letteratura scientifica in merito è vastissima”.

I ricercatori, guidati da Linda Johansson e Benjamin Stauch, sono riusciti a ricostruire le strutture dei recettori MT1 e MT2 grazie al laser a raggi X dello Slac National Accelerator Laboratory negli Stati Uniti. La tecnica ha permesso di ottenere centinaia di migliaia di immagini di molecole e atomi in movimento, che messe insieme hanno ricreato la struttura dei due recettori in 3D.

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